Luciano De Crescenzo non ha bisogno di presentazione. Tra i tanti libri che ha scritto la filosofia è magna pars e nessuno avrebbe saputo fare meglio di lui, accompagnare il pubblico fino alla soglia severa dei grandi temi del pensiero con quel suo estro affabile, misto a quell’arte dell’aneddoto e dell’ironia a lui peculiari e che gli valsero anche l’onore di essere il primo italiano a ricevere la cittadinanza onoraria di Atene.
Luciano De Crescenzo racconta la storia dei suoi amati filosofi greci e dei saggi napoletani suoi concittadini. Socrate, Platone, Aristotele ed Epicuro si alternano a Scisciò, Alfonso Carotenuto e Salvatore Palumbo, discutendo di bene e male, di logica e di virtù.
Il testo è diviso in due parti comprendenti “i presocratici” e “da Socrate in poi” e rende incredibilmente piacevole ciò che ci ha angosciato sui banchi di scuola. Sarà che, come spiega l’autore, al di sotto del Volturno discendiamo tutti dai Greci che tanti secoli fa colonizzarono il nostro Meridione, sta di fatto che molti dei “filosofi contemporanei” ricordati da De Crescenzo vengono in un modo o nell’altro ricompresi in qualche scuola greca.
Insomma, un libro da non perdere: chi conosce già la filosofia si può divertire; chi non la conosce, vi si può avvicinare senza troppa soggezione. Con le sue opere, Luciano De Crescenzo ha avuto due meriti importanti: quello di ricordare al mondo le radici storiche e filosofiche della città di Napoli e quello di rendere fruibile la cultura classica anche a chi non l’ha mai studiata o pensa di non avere gli elementi per capirla. Dichiarò con grande umiltà:“Credo di essere una di quelle scalette con soli tre gradini, che si trovano nelle biblioteche e che consentono di prendere i libri dagli scaffali che stanno più in alto”.
Amava dire: «Da Socrate ho imparato la passione disinteressata per la conoscenza, da Platone il vero volto dell’amore e la differenza fra apparenza e realtà; da Epicuro ho appreso l’amicizia e la felicità, da Eraclito l’idea che tutto scorre. È stato un santo come Agostino a farmi capire meglio il senso del peccato, Erasmo mi ha donato un nuovo modo di guardare alla follia. È stato uno scienziato infine, Galileo, a darmi una lezione sulla forza della curiosità intellettuale».
Il risultato è un messaggio di fondo: che la vita va «allargata», più che «allungata», riempita di interessi e curiosità. “Sono convinto che alla base della nostra vita ci debba essere essenzialmente la Cultura” — scriveva De Crescenzo —.
Per Cultura non quello che si studia a scuola, bensì l’interesse per il mondo che ci circonda. Quindi è Cultura anche viaggiare per il mondo e guardarsi intorno, a patto però che ci si guardi intorno sul serio. In parole povere Cultura significa avere molti interessi, occuparsi d’arte, disegnare, ascoltare la musica in tutte le sue forme, cercare di capire gli usi e i costumi delle popolazioni che si incontrano, comprare con regolarità almeno un quotidiano e sapere che cosa sta accadendo sulle nostre teste; significa documentarsi prima di andare in un posto su tutto quello che sarà possibile vedere».
Opere di Luciano De Crescenzo
- Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà, Milano, A. Mondadori, 1977.
- Raffaele, Milano, Arti grafiche Adonia, 1970; A. Mondadori, 1978.
- La Napoli di Bellavista. Sono figlio di persone antiche, Milano, A. Mondadori, 1979.
- Zio Cardellino, Milano, A. Mondadori, 1981.
- Storia della filosofia greca. I presocratici, Milano, A. Mondadori, 1983.
- Oi dialogoi. I dialoghi di Bellavista, Milano, A. Mondadori, 1985.
- Storia della filosofia greca. Da Socrate in poi, Milano, A. Mondadori, 1986.
- La domenica del villaggio, Milano, A. Mondadori, 1987.
- Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo, Milano, A. Mondadori, 1989.
- Elena, Elena, amore mio, Milano, A. Mondadori, 1991.
- Zeus. I miti dell’amore, Milano, A. Mondadori, 1991.
- Zeus. I miti degli eroi, Milano, A. Mondadori, 1992.