Excursus su Gaudì e sul suo stravagante Modernismo
Se dici Barcellona dici Gaudì.
Il folle quanto creativo architetto spagnolo è il più grande modernista della storia, su questo non ci piove.
Sono tante le creazioni del Genio che ha catturato con la sua audacia l’attenzione da ogni parte del mondo.
Ma cosa piace tanto dei progetti di Gaudì?
Senza dubbio l’occhio analitico che rivolge alla natura. E’ proprio quest’ultima, infatti, la maggiore fonte di ispirazione di Antoni Gaudí i Cornet nato nel 1852 a Reus e morto nel 1926 a Barcellona. Qui,nella capitale catalana, l’architetto ha lasciato incompleto quello che i più considerano il suo capolavoro: la Sagrada Familia cui dedicò la sua completa attenzione a partire dal 1914.
In questo luogo, icona del suo pensiero avanguardista, Gaudì ha riposto il suo cuore e la sua fede, la stessa che anima migliaia di viaggiatori ogni anno, ma non solo. Una fede spassionata quella che spinge a ripercorrere le orme dell’artista, una fede che non è soltanto connessa alla religione.
“La natura è stata sempre la mia maestra, l’albero vicino al mio studio è il mio maestro”: questa la filosofia adottata per le realizzazioni moderniste che hanno segnato la Casa Batlló sul Passeig de Gràcia, la Casa Milà, la Pedrera e il Parco Güell, giusto per citare gli esempi più famosi.
Costruzioni monumentali e sculture si alternano in maniera straordinaria nel senso più etimologico del termine.
L’ordinario non appartiene ai progetti siglati Gaudì che sperimenta continuamente sia sotto il profilo dei materiali che degli spazi.
Pur ispirandosi al Modernismo, infatti, l’architetto elabora uno stile unico ed inimitabile, tant’è che la costruzione postuma della Sagrada Familia ha destato non poche querelle sull’avanzamento dei lavori.
I riflessi, le illusioni ottiche, le forme perfette nella voluta imperfezione, le armonie delle curve: tutto concorre a creare la scia di notorietà del Genio che non si cura del tempo che passa.
Una ricerca continua che lascia esterrefatti sia in foto che dal vivo, non dimenticando l’esperienza 3d proposta da svariati tour guidati a Barcellona.
In particolare, presso il Museo Gaudì, è possibile ripercorrere l’iter biografico e artistico dell’urbanista che progettò l’edificio in qualità di casa campione per un lavoro privato, oggi fruibile dall’intera umanità, la stessa che lo osanna per le sue indiscutibili creazioni.
Se è vero che ai posteri va l’ardua sentenza, dobbiamo dare merito ad Elies Rogent, Direttore della Scuola di Architettura frequentata da Gaudì che nel 1978 dichiarò:
“Non so se abbiamo conferito il titolo a un pazzo o a un genio. Con il tempo si vedrà”.
Del resto, non possiamo che essere d’accordo: il banale incidente che gli tolse la vita contrasta con la stravaganza delle sue idee che oltrepassano le frontiere geografiche, storiche e temporali.
Francesca Martire