Non ho tempo è il mantra più ripetuto degli ultimi decenni. Con l’avanzare verso la modernizzazione, la globalizzazione, la comodità sfrenata, la civiltà ha trasformato i suoi individui in piccoli conigli bianchi, sempre di fretta. Tutti i cittadini, chi in maggior misura chi meno, sono affetti dalla sindrome del Bianconiglio.
Sindrome che è entrata ormai da tempo anche nella scuola e l’insegnante, perché preso da programmi scolastici “odisseici”,dalla tanta burocrazia da assolvere e dai tanti protocolli da seguire assume sempre di più l’aspetto del coniglio con l’orologio a cipolla che nel romanzo Alice nel paese delle meraviglie di Carroll ha sempre fretta e grida di «è tardi, è tardi!». Corre, senza sapere precisamente dove va. Ma questo aspetto, sovente, rappresenta più un alibi che la reale causa della delega e del disinteressamento verso il mondo della diversità.
La scuola, in questa corsa, rischia di perdere parti importanti di sé. Di smarrire nel procedere distratto e affannoso l’obiettivo verso cui deve tendere e dal quale essa stessa è animata: l’educare, ossia il tirar fuori (ex- ducere) da tutti i discenti il loro potenziale senza però mai dimenticare quell’unitas multiplex di cui ci parla Morin (2001).
Gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale nei processi di inclusione e di tutela e valorizzazione delle differenze; rappresentano per la scuola, una risorsa preziosa e indispensabile sulla quale bisognerebbe puntare di più.
I docenti, possono diventare, usando la bellissima metafora di Canevaro, delle “pietre che affiorano”-chi vuole attraversare un corso di acqua che separa due sponde e non vuole bagnarsi: mette dunque i piedi sulle pietre che affiorano-. Forse butta una pietra per costruirsi un punto di appoggio dove manca. Questi appoggi sono i mediatori, coloro che forniscono sostegno e che si collegano uno all’altro. Un mediatore è come un semplice sasso su cui appoggiare il piede per andare all’altra riva. L’importante è costruire collegamenti e andare avanti. Se un mediatore non invitasse a quello successivo, non sarebbe più tale.
Il docente ha il fantastico compito di valorizzare l’Unicità di ognuno, ciò significa riconoscere agli insegnanti un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’identità e delle rappresentazioni dei propri allievi.
Gli insegnanti, a prescindere dal ruolo (sostegno o curricolare) devono diventare degli animatori e dei sostenitori dell’incontro educativo esercitando una funzione di mediazione e di accompagnamento relazionale. Spetta loro l’arduo compito di esercitare una funzione di regia educativa, ossia di predisporre contesti inclusivi e interazionali nei quali gli stessi allievi partecipano indistintamente alla co-produzione dei significati e alla co-evoluzione del proprio e dell’altrui apprendimento.
La scuola per essere inclusiva ha bisogno di insegnanti competenti e coraggiosi, che non hanno paura di soccombere al cambiamento, ma che invece si alleano con esso, insegnanti che possono rappresentare quella risorsa necessaria che serve al contesto per fare quel passo in avanti verso l’inclusione, verso una scuola che contribuisce a costruire, riprendendo le parole di Canevaro «un mondo più giusto».
È difficile immaginare che la scuola cambi se non si cambia la visione dell’insegnante che la deve/dovrà abitare e la formazione di quest’ultimo non può cambiare se non si modifica l’immagine della scuola che egli va/andrà ad abitare e a sostanziare con il proprio apporto di innovazione derivante da una formazione significativa.
Pertanto, occorre continuare a scommettere sulla risorsa insegnanti quale leva di cambiamento e di sviluppo. La posta in gioco è alta, ma se si sceglie la strada giusta, l’inclusione, il risultato avvantaggerà tutti, nessuno escluso. È da qui che bisogna (ri)partire.
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Canevaro, Le logiche del confine e del sentiero. Una pedagogia dell’inclusione (per tutti, disabili inclusi). Erickson, Trento 2006.
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Canevaro, Scuola inclusiva e mondo più giusto, Erickson, Trento 2013.
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Ianes, Didattica inclusiva e bisogni educativi speciali, in D. Ianes e S. Cramerotti (a cura di), Alunni con BES – Bisogni Educativi Speciali, Erickson, Trento 2013